Care lettrici, cari lettori.
Chiedo scusa per la lunga assenza, manco da ormai più di due mesi, dovuta fondamentalmente a esami universitari e problemi personali. Oggi ripartiamo parlando di sport e di calcio. Ci poniamo infatti la domanda: cosa ha significato per la Polonia Euro 2012?
La risposta è naturalmente tanto. Ha significato tanto in termini turistici: non si può infatti dire che la Polonia sia una meta "in". Il turismo, come tutte le attività economiche, risente molto della moda e non si può dire che sia di moda farsi le ferie nel Paese di Giovanni Paolo II. Ma il calcio, lo dico da sportivo e da tifoso, fa miracoli. Euro 2012 ha portato in Polonia migliaia di turisti che, cogliendo l'occasione delle partite di calcio, avranno certamente utilizzato del tempo per visitare il centro di Varsavia, Danzica, Poznań o Breslavia. Questo, tradotto nel linguaggio post-industriale dell'economia, significa profitti e giro d'affari: giro d'affari chiaramente milionario. I quattrini spesi per costruire stadi, alberghi e infrastrutture, che in Polonia vengono realizzate molto più velocemente che nel nostro Paese, hanno messo in moto l'economia e sono stati subito ripagati dal grande afflusso di turisti, che nel mese di giugno hanno pacificamente invaso la Polonia.
venerdì 13 luglio 2012
mercoledì 25 aprile 2012
METEO - POGODA
Roma: parzialmente nuvoloso
min. 9°C max. 20°C
Venezia: parzialmente nuvoloso
min. 10°C max. 16°C
Varsavia: nuvoloso
min. 8°C max. 17°C
min. 9°C max. 20°C
Venezia: parzialmente nuvoloso
min. 10°C max. 16°C
Varsavia: nuvoloso
min. 8°C max. 17°C
CRACOVIA
Cari lettori, care lettrici,
ritornando nell'ambito strettamente turistico, oggi vorrei parlarvi della seconda città polacca in ordine di grandezza (circa 1 milione di abitanti, che come agglomerato tuttavia è soltanto la terza). Questa città è Cracovia.
Capitale polacca fino al 1609, quando Sigismondo III trasferì la corte a Varsavia, Cracovia viene citata per la prima volta nell'VIII secolo, in relazione al battesimo del principe dei Vistoliani. Il nome tuttavia risale al 966, anno ufficiale della cristianizzazione della Slavia. La storia altomedievale della città termina nel 1241. Ricostruita nel 1257, divenne la capitale polacca fino al 1609, quando Sigismondo III trasferì la capitale a Varsavia per ragioni geografiche, essendo all'epoca al centro del Paese. Fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale infatti la Polonia si trovava molto più ad Est di quanto non si trovi oggi: comprendeva infatti l'attuale Bielorussia e la Lituania. Il trasferimento della corte significò per Cracovia l'inizio di un graduale ma inesorabile declino. Dopo la Seconda Guerra Mondiale Cracovia si mantenne intatta (nonostante le deportazioni naziste colpirono anche questa zona), a differenza di Varsavia, che fu completamente distrutta e perse il suo splendore che gli valeva l'appellativo della "Parigi dell'Est. Cracovia è tristemente famosa, durante la Guerra Fredda, per la costruzione di Nowa Huta, la città ideale comunista, costruita per essere un'acciaieria, fatta di viali e servizi sociali essenziali per una società. I polacchi si batterono per l'edificazione di una chiesa che avvenne grazie a Karol Wojtyła, quando era arcivescovo della città: era un simbolo di forte opposizione al regime comunista.
Oggi Cracovia, come le altre città polacche, è in continua fioritura. Il suo centro storico, proclamato nel 1978 dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità mischia sapientemente lo stile gotico, con quello rinascimentale e barocco. Rynek Główny, la piazza principale, è la piazza medievale più grande d'Europa con 200 metri di lato. L'Università Jagiellonica, la più antica d'Europa tra quelle situate a nord delle Alpi, è meta di studenti Erasmus e internazionali in genere, che scelgono di studiare della "Firenze del Nord". E' una città giovane, studentesca, che non dimentica il passato. Il quartiere ebraico di Kazimierz è una tappa obbligata per chi visita Cracovia, Kraków" in polacco.
La città è dominata dalla collina di Wawel, che con il suo fantastico castello regala un panorama mozzafiato, quale è quello della valla dell'alto corso della Vistola. Il cortile del Castello di Wawel è in stile rinascimentale italiano, costruito dagli architetti fiorentini Francesco della Lora e Bartolomeo Belecci e infine la cattedrale, che richiama la Basilica di San Pietro, in stile barocco. Da visitare è la Cattedrale di Santa Maria, situata pieno centro della Piazza del Mercato e la chiesa di Sant'Adalberto, un pregevole gioiello dell'architettura gotica. La chiesa dei Santi Pietro e Paolo in stile barocco, attorniata dalle imponenti 12 statue dei Santi Apostoli e la chiesa di San Floriano, santo patrono della Polonia sulla ulica Warszawska o ulica Królewska, tradotte Strada di Varsavia o Reale, perché era appunto l'arteria principale del Regno di Polonia. Di stile rinascimentale è l'architettura civile, il Palazzo dei Tessuti datato XV secolo e la Wieża Ratuszowa , la torre del municipio, in stile gotico, che risale al XIII secolo.
Oggi Cracovia, come le altre città polacche, è in continua fioritura. Il suo centro storico, proclamato nel 1978 dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità mischia sapientemente lo stile gotico, con quello rinascimentale e barocco. Rynek Główny, la piazza principale, è la piazza medievale più grande d'Europa con 200 metri di lato. L'Università Jagiellonica, la più antica d'Europa tra quelle situate a nord delle Alpi, è meta di studenti Erasmus e internazionali in genere, che scelgono di studiare della "Firenze del Nord". E' una città giovane, studentesca, che non dimentica il passato. Il quartiere ebraico di Kazimierz è una tappa obbligata per chi visita Cracovia, Kraków" in polacco.
La città è dominata dalla collina di Wawel, che con il suo fantastico castello regala un panorama mozzafiato, quale è quello della valla dell'alto corso della Vistola. Il cortile del Castello di Wawel è in stile rinascimentale italiano, costruito dagli architetti fiorentini Francesco della Lora e Bartolomeo Belecci e infine la cattedrale, che richiama la Basilica di San Pietro, in stile barocco. Da visitare è la Cattedrale di Santa Maria, situata pieno centro della Piazza del Mercato e la chiesa di Sant'Adalberto, un pregevole gioiello dell'architettura gotica. La chiesa dei Santi Pietro e Paolo in stile barocco, attorniata dalle imponenti 12 statue dei Santi Apostoli e la chiesa di San Floriano, santo patrono della Polonia sulla ulica Warszawska o ulica Królewska, tradotte Strada di Varsavia o Reale, perché era appunto l'arteria principale del Regno di Polonia. Di stile rinascimentale è l'architettura civile, il Palazzo dei Tessuti datato XV secolo e la Wieża Ratuszowa , la torre del municipio, in stile gotico, che risale al XIII secolo.
Legati a Cracovia sono tre grandi personaggi della cultura polacca: Wisława Szymborska, poetessa scomparsa lo scorso 1° febbraio, Karol Wojtyła e Nicolò Copernico.
Il clima della città è più mite rispetto a quello della capitale: gli inverni non conoscono le picchiate fino a -30°C della capitale, raramente si scende al di sotto dei -15°C e possono regalare, grazie ad una sorta di foehn, giornate molto miti con temperature fino a +15°C. Le estati invece tendono ad essere più fresche e meno afose rispetto a quelle della capitale e le brezze montane permettono di sopportare facilmente le temperature normalmente intorno ai 30°C.
venerdì 6 aprile 2012
BREVE "FACT FILE" SULLA POLONIA
Nomenclatura ufficiale: Rzeczpospolita Polska (dal 1990)
Capitale: (Varsavia, c.a. 2.000.000 di abitanti)
Emblema: Aquila bianca su sfondo rosso scudati.
Lingua Ufficiale: Polacco
Religione: Cattolica (presenti minoranze ortodosse, ebraiche e musulmane)
Abitanti: 38.200.037 (6° Paese europeo per popolazione dopo: Germania, 85 milioni; Francia 64 milioni; Italia 62 milioni; Regno Unito 58 milioni; Spagna 40 milioni; 34° Paese al mondo per popolazione).
Moneta: Złoty (1 PLN = 0,25 cent Eur)
PIL pro-capite: ca. 18.000 €
ISU: 0,795 (molto alto)
Crescita annuale media: +4,5% (GUS, Główny Urząd Statystyki 2011)
Economia nell'UE: 5° posto (Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Polonia, Spagna)
Clima: Temperato - Continentale Umido (escursione termica gennaio/luglio a Varsavia -10°C/+23°C)
Ingresso all'ONU: 25 settembre 1945
Ingresso nell'UE: 1° maggio 2004
Partiti Politici principali: PiS (destra estrema), PO (centro-destra), PSL (centro-sinistra), SLD (sinistra), RP (sinistra estrema)
Indipendenza: 11 novembre 1918
Capitale: (Varsavia, c.a. 2.000.000 di abitanti)
Emblema: Aquila bianca su sfondo rosso scudati.
Lingua Ufficiale: Polacco
Religione: Cattolica (presenti minoranze ortodosse, ebraiche e musulmane)
Abitanti: 38.200.037 (6° Paese europeo per popolazione dopo: Germania, 85 milioni; Francia 64 milioni; Italia 62 milioni; Regno Unito 58 milioni; Spagna 40 milioni; 34° Paese al mondo per popolazione).
Moneta: Złoty (1 PLN = 0,25 cent Eur)
PIL pro-capite: ca. 18.000 €
ISU: 0,795 (molto alto)
Crescita annuale media: +4,5% (GUS, Główny Urząd Statystyki 2011)
Economia nell'UE: 5° posto (Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Polonia, Spagna)
Clima: Temperato - Continentale Umido (escursione termica gennaio/luglio a Varsavia -10°C/+23°C)
Ingresso all'ONU: 25 settembre 1945
Ingresso nell'UE: 1° maggio 2004
Partiti Politici principali: PiS (destra estrema), PO (centro-destra), PSL (centro-sinistra), SLD (sinistra), RP (sinistra estrema)
Indipendenza: 11 novembre 1918
LECH WAŁESA
Vi voglio parlare oggi di un grande della storia polacca ed europea, che io considero uno dei più grandi personaggi viventi. Ebbi l'onore di conoscerlo nell'ottobre del 2010 a Danzica, quando presi parte ad un progetto dal titolo Pokolenie Solidarności ovvero "Generazione Solidarietà". Un uomo semplice, innamorato della vita e della sua famiglia, è sposato con Danuta dal 1968 e ha otto figli. Un uomo che ha dedicato e rischiato la vita per la sua Nazione, affinché la Polonia tornasse ad essere libera.
Costui si chiama Lech Wałęsa, premio Nobel per la pace nel 1983, nello stesso anno in cui in Polonia fu revocata la legge marziale. Un elettricista, che sin da giovane si fece promotore dei diritti dei lavoratori all'interno del sindacato Niezależny Samorządny Związek Zawodowy Solidarności , che significa "Sindacato Autonomo e Indipendente di Solidarietà", il cui progetto politico si ispirava alla dottrina cristiano-sociale. Era il più popolare sindacato (all'inizio illegale), che si confrontava e spesso si scontrava col Partito Comunista Polacco, unico partito legale in un Paese che di fatto era uno Stato fantoccio dell'Unione Sovietica. Lech era fortemente legato alla figura di Papa Wojtyła, che incontrò diverse volte. Ma Lech lo ricordiamo soprattutto per una lunga serie di scioperi a Danzica, nei cantieri navali (Danzica, nel nordovest della Polonia, è la quarta città del Paese e dopo Lubecca e Stoccolma è il terzo porto del Mar Baltico), il primo dei quali nel 1970, che si concluse tragicamente: 80 operai furono uccisi dalla "Milicja" (così si chiamava la Polizia all'epoca). Lech per il suo comportamento "anti-socialista" fu arrestato. Nel 1976 perse il lavoro ai cantieri navali per aver raccolto delle firme per una petizione in favore dei lavoratori uccisi. Nel 1978, assieme a Andrzej Gwiazda e a Aleksander Hall, fonda la Wolne Pomorskie Związki Zawodowe , l'associazione dei sindacati liberi di Pomerania. Nel 1979 viene arrestato più volte con l'accusa di comportamenti anti statali, ma venne rilasciato nel 1980 per insufficienza di prove.
Costui si chiama Lech Wałęsa, premio Nobel per la pace nel 1983, nello stesso anno in cui in Polonia fu revocata la legge marziale. Un elettricista, che sin da giovane si fece promotore dei diritti dei lavoratori all'interno del sindacato Niezależny Samorządny Związek Zawodowy Solidarności , che significa "Sindacato Autonomo e Indipendente di Solidarietà", il cui progetto politico si ispirava alla dottrina cristiano-sociale. Era il più popolare sindacato (all'inizio illegale), che si confrontava e spesso si scontrava col Partito Comunista Polacco, unico partito legale in un Paese che di fatto era uno Stato fantoccio dell'Unione Sovietica. Lech era fortemente legato alla figura di Papa Wojtyła, che incontrò diverse volte. Ma Lech lo ricordiamo soprattutto per una lunga serie di scioperi a Danzica, nei cantieri navali (Danzica, nel nordovest della Polonia, è la quarta città del Paese e dopo Lubecca e Stoccolma è il terzo porto del Mar Baltico), il primo dei quali nel 1970, che si concluse tragicamente: 80 operai furono uccisi dalla "Milicja" (così si chiamava la Polizia all'epoca). Lech per il suo comportamento "anti-socialista" fu arrestato. Nel 1976 perse il lavoro ai cantieri navali per aver raccolto delle firme per una petizione in favore dei lavoratori uccisi. Nel 1978, assieme a Andrzej Gwiazda e a Aleksander Hall, fonda la Wolne Pomorskie Związki Zawodowe , l'associazione dei sindacati liberi di Pomerania. Nel 1979 viene arrestato più volte con l'accusa di comportamenti anti statali, ma venne rilasciato nel 1980 per insufficienza di prove.
Gli eventi dell'agosto 1980 ai cantieri navali di Danzica furono cruciali. Lo sciopero non fu più un episodio isolato, bensì preso a modello per molte altre libere manifestazione in tutta la Nazione e, qualche giorno dopo, Lech convince i lavoratori in procinto di lasciare Danzica a rimanere lì e a fondare il Międzyzakładowy Komitet Strajkowy per condurre e supportare lo sciopero generale in Polonia e quest'iniziativa ebbe successo. Il mese successivo Solidarność fu legalizzata fino all'anno successivo, quando Segretario Generale del Partito Comunista polacco divenne il Generale Wojciech Jaruzelski, il quale dichiarò il 13 dicembre 1981 lo stato di legge marziale. Lech fu internato per 11 mesi nel sudest della Polonia, alla frontiera Sovietica. Fu rilasciato nel 1982. L'anno successivo fu insignito nel premio Nobel per la pace, ma non poté recarsi a Stoccolma per ritirarlo, temendo di non poter rientrare più in Patria. Lasciare la Polonia negli anni '80 era quasi interdetto. Sua moglie Danuta ritirò il premio al posto suo donando il corrispettivo in danaro ai quartieri generali di Solidarność, temporaneamente in esilio a Bruxelles. Nel 1987 Solidarność divenne semi-legale. Nel 1988 fu indetto uno sciopero generale per chiederne la completa legalizzazione. Nel 1989 furono organizzate le prime elezione semi-libere della storia del Paese e nel 1990 Lech divenne Presidente della Repubblica Polacca (e non "di Polonia", come era la nomenclatura ufficiale negli anni della Guerra Fredda) e scelse di affidare la Presidenza del Consiglio a Tadeusz Mazowiecki. La legislatura durerà fino al 1995 (in Polonia una legislatura dura, così come in Italia, cinque anni). Nel 2000 si ricandidò alle presidenziali, ma ricevette solo l'1% delle preferenze e si ritirò dalla vita politica. Oltre al Nobel, Lech fu insignito altresì di diverse lauree honoris causa da parte di molte Università europee e nordamericane.
sabato 31 marzo 2012
STORIA DELLA LINGUA POLACCA
Torniamo alla storia.
Nell'europeo occidentale, l'immagine della lingua polacca è quella di una lingua impronunciabile (in realtà è la lingua che, dopo il rumeno, dal punto di vista fonetico, più si avvicina all'italiano, ancor più del francese o dello spagnolo), priva di vocali (altra cosa non vera, in polacco ci sono ben 8 vocali!) e impossibile da imparare per un latino (falso! io parlo polacco e sono italiano al 100%). Tenendo fuori i pregiudizi, il polacco grammaticalmente presenta tre tempi all'indicativo, presente, passato e futuro e due aspetti, perfettivo e imperfettivo (non esiste né il congiuntivo, né il gerundio, ma solo condizionale, participio, imperativo e ovviamente infinito). Introduco un attimo il discorso degli aspetti, senza dubbio il più ostico per un parlante non slavo. Il verbo in italiano, come in inglese, in francese, in spagnolo o in tedesco, si sviluppa principalmente sull'asse temporale. Importa quindi QUANDO si svolge l'azione e non COME. Viceversa nelle lingue slave si sottolinea se l'azione si è conclusa o meno. Il perfettivo (azione già svolta o conclusa o che si concluderà) al presente si traduce col futuro semplice; al passato invece o col passato prossimo italiano o col passato remoto. L'imperfettivo invece indica che l'azione non è definita: al presente traduce il presente indicativo o il gerundio presente italiano, al passato traduce l'imperfetto o il gerundio passato. All'infinito si usa per formare il futuro, un futuro tuttavia non certo, una previsione che traduce il futuro semplice o in alcuni casi il futuro anteriore delle lingue neolatine. Solo al passato, il verbo concorda, oltre che con la persona, e col tempo come in italiano, anche col genere; cambia cioè se l'azione è svolta da un maschio, da una femmina oppure da un soggetto neutro. Il sostantivo invece è più semplice: il polacco non ha l'articolo (come non ce l'aveva il latino) ma applica, così come in latino cinque declinazioni di sette casi ciascuno: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, strumentale, prepositivo (o locativo) e vocativo. L'aggettivo, come in italiano, concorda in genere, numero e caso col nome cui si riferisce. Di nuovo per un latinofono c'è che il polacco declina anche i numeri da 0 a infinito.
Filologicamente il polacco è una lingua slava occidentale, i cui parenti più stretti sono il ceco, lo slovacco, il casciubo e il ruteno. Queste ultime, insieme al polacco, ad altre lingue lechitiche e, ad alcune altre parlate nella regione a nord di Mosca, facevano parte, a detta di alcuni studiosi, del gruppo slavo settentrionale: quest'ultimo, seppure sia mai esistito, è comunque da considerarsi estinto, sia per le modificazioni avvenute all'interno del polacco e delle lingue lechitiche, date da numerose influenze latine e germaniche (il latino è arrivato grazie ai vescovi di Roma che hanno cristianizzato la Polonia e la Slavia occidentale), sia per l'estinzione di quest'ultimo gruppo, le lingue lechitiche appunto, delle quali restano solo il polacco, il sòrabo, il casciubo e il rutèno.
Il polacco, come tutte le lingue slave occidentali ad eccezione del ruteno (che usa il cirillico), scrive in alfabeto latino, con alcune aggiunte che portano il numero delle canoniche 21-26 lettere a 33. Il polacco come lingua letteraria è coevo dell'italiano: la lingua è stata infatti normalizzata tra il XV e il XVI secolo e l'ortografia è frutto di pura convenzione. Dopo l'estinzione dello Stato polacco, a partire dal 1795 fino al 1918, l'uso scritto del polacco veniva spesso proibito e sopravvisse solo grazie ai poeti e agli autori del periodo letterario della "Wielka Emigracja", cioè la "Grande Emigrazione", e del Romanticismo. Oggi il numero di studenti di polacco cresce. Questo è dovuto sostanzialmente a due fattori: il ritmo sostenuto della crescita dell'economia polacca, per porta molte aziende straniere ad investire nella terra natale di Chopin, Copernico e Giovanni Paolo II, sia per l'ingresso, nel 2004 della Polonia all'interno dell'Unione Europea. Nel nostro Paese è possibile studiare polacco nei corsi di laurea triennali delle Università di Roma (La Sapienza), Roma (Tor Vergata), Venezia, Milano (Statale), Udine, Padova, Bologna, Torino, Firenze, Genova e Napoli (Orientale), mentre quanto alle lauree specialistiche sempre a Roma (La Sapienza), Roma (Tor Vergata), Bologna, Firenze, Torino, Genova, Napoli (Orientale) e Milano (Statale).
Nell'europeo occidentale, l'immagine della lingua polacca è quella di una lingua impronunciabile (in realtà è la lingua che, dopo il rumeno, dal punto di vista fonetico, più si avvicina all'italiano, ancor più del francese o dello spagnolo), priva di vocali (altra cosa non vera, in polacco ci sono ben 8 vocali!) e impossibile da imparare per un latino (falso! io parlo polacco e sono italiano al 100%). Tenendo fuori i pregiudizi, il polacco grammaticalmente presenta tre tempi all'indicativo, presente, passato e futuro e due aspetti, perfettivo e imperfettivo (non esiste né il congiuntivo, né il gerundio, ma solo condizionale, participio, imperativo e ovviamente infinito). Introduco un attimo il discorso degli aspetti, senza dubbio il più ostico per un parlante non slavo. Il verbo in italiano, come in inglese, in francese, in spagnolo o in tedesco, si sviluppa principalmente sull'asse temporale. Importa quindi QUANDO si svolge l'azione e non COME. Viceversa nelle lingue slave si sottolinea se l'azione si è conclusa o meno. Il perfettivo (azione già svolta o conclusa o che si concluderà) al presente si traduce col futuro semplice; al passato invece o col passato prossimo italiano o col passato remoto. L'imperfettivo invece indica che l'azione non è definita: al presente traduce il presente indicativo o il gerundio presente italiano, al passato traduce l'imperfetto o il gerundio passato. All'infinito si usa per formare il futuro, un futuro tuttavia non certo, una previsione che traduce il futuro semplice o in alcuni casi il futuro anteriore delle lingue neolatine. Solo al passato, il verbo concorda, oltre che con la persona, e col tempo come in italiano, anche col genere; cambia cioè se l'azione è svolta da un maschio, da una femmina oppure da un soggetto neutro. Il sostantivo invece è più semplice: il polacco non ha l'articolo (come non ce l'aveva il latino) ma applica, così come in latino cinque declinazioni di sette casi ciascuno: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, strumentale, prepositivo (o locativo) e vocativo. L'aggettivo, come in italiano, concorda in genere, numero e caso col nome cui si riferisce. Di nuovo per un latinofono c'è che il polacco declina anche i numeri da 0 a infinito.
Filologicamente il polacco è una lingua slava occidentale, i cui parenti più stretti sono il ceco, lo slovacco, il casciubo e il ruteno. Queste ultime, insieme al polacco, ad altre lingue lechitiche e, ad alcune altre parlate nella regione a nord di Mosca, facevano parte, a detta di alcuni studiosi, del gruppo slavo settentrionale: quest'ultimo, seppure sia mai esistito, è comunque da considerarsi estinto, sia per le modificazioni avvenute all'interno del polacco e delle lingue lechitiche, date da numerose influenze latine e germaniche (il latino è arrivato grazie ai vescovi di Roma che hanno cristianizzato la Polonia e la Slavia occidentale), sia per l'estinzione di quest'ultimo gruppo, le lingue lechitiche appunto, delle quali restano solo il polacco, il sòrabo, il casciubo e il rutèno.
Il polacco, come tutte le lingue slave occidentali ad eccezione del ruteno (che usa il cirillico), scrive in alfabeto latino, con alcune aggiunte che portano il numero delle canoniche 21-26 lettere a 33. Il polacco come lingua letteraria è coevo dell'italiano: la lingua è stata infatti normalizzata tra il XV e il XVI secolo e l'ortografia è frutto di pura convenzione. Dopo l'estinzione dello Stato polacco, a partire dal 1795 fino al 1918, l'uso scritto del polacco veniva spesso proibito e sopravvisse solo grazie ai poeti e agli autori del periodo letterario della "Wielka Emigracja", cioè la "Grande Emigrazione", e del Romanticismo. Oggi il numero di studenti di polacco cresce. Questo è dovuto sostanzialmente a due fattori: il ritmo sostenuto della crescita dell'economia polacca, per porta molte aziende straniere ad investire nella terra natale di Chopin, Copernico e Giovanni Paolo II, sia per l'ingresso, nel 2004 della Polonia all'interno dell'Unione Europea. Nel nostro Paese è possibile studiare polacco nei corsi di laurea triennali delle Università di Roma (La Sapienza), Roma (Tor Vergata), Venezia, Milano (Statale), Udine, Padova, Bologna, Torino, Firenze, Genova e Napoli (Orientale), mentre quanto alle lauree specialistiche sempre a Roma (La Sapienza), Roma (Tor Vergata), Bologna, Firenze, Torino, Genova, Napoli (Orientale) e Milano (Statale).
LA LEGGENDA DI LECH, CZECH E RUS'
Cari lettori, care lettrici,
oggi lasciamo "la realtà" della Polonia per immergerci della leggenda. In particolare nella leggenda che ha portato alla nascita dello Stato polacco, che è uno dei più antichi (e anche più sfortunati) d'Europa. Breve parentesi: una leggenda può sembrare senza senso, una storiella, ma è proprio dai racconti popolari che si coglie l'essenza della cultura di un popolo. Ma torniamo ai nostri Lech, Czech e Rus'.
La cultura slava è un universo molto più ampio, rispetto a ciò che si immagina nell'Europa occidentale. L'etnia slava è la più numerosa in Europa e non comprende solo i polacchi. La cosiddetta "slavia" parte dalla Russia più profonda, per arrivare nel cuore del Mediterraneo. Gli Slavi parlano diverse lingue, anche se non molto differenti tra loro. Un polacco può capire un ceco senza grosse difficoltà, o un russo può capire un ucraino altrettanto facilmente. Gli Slavi hanno diverse religioni: i polacchi, i cechi, i croati e gli sloveni sono cattolici. I russi, i bielorussi, gli ucraini, i bulgari, i macedoni e i serbi sono ortodossi, gli slovacchi sono protestanti e i bosniaci musulmani. Esistono varie comunità ebraiche, soprattutto in Polonia e in Repubblica Ceca. La leggenda di Lech, Czech e Rus', cercava di spiegare ai popoli le loro tradizioni: gli slavi effettivamente non si sa da dove vengano e ora vi racconto questa nota leggenda popolare (vi dirò la versione polacca).
oggi lasciamo "la realtà" della Polonia per immergerci della leggenda. In particolare nella leggenda che ha portato alla nascita dello Stato polacco, che è uno dei più antichi (e anche più sfortunati) d'Europa. Breve parentesi: una leggenda può sembrare senza senso, una storiella, ma è proprio dai racconti popolari che si coglie l'essenza della cultura di un popolo. Ma torniamo ai nostri Lech, Czech e Rus'.
La cultura slava è un universo molto più ampio, rispetto a ciò che si immagina nell'Europa occidentale. L'etnia slava è la più numerosa in Europa e non comprende solo i polacchi. La cosiddetta "slavia" parte dalla Russia più profonda, per arrivare nel cuore del Mediterraneo. Gli Slavi parlano diverse lingue, anche se non molto differenti tra loro. Un polacco può capire un ceco senza grosse difficoltà, o un russo può capire un ucraino altrettanto facilmente. Gli Slavi hanno diverse religioni: i polacchi, i cechi, i croati e gli sloveni sono cattolici. I russi, i bielorussi, gli ucraini, i bulgari, i macedoni e i serbi sono ortodossi, gli slovacchi sono protestanti e i bosniaci musulmani. Esistono varie comunità ebraiche, soprattutto in Polonia e in Repubblica Ceca. La leggenda di Lech, Czech e Rus', cercava di spiegare ai popoli le loro tradizioni: gli slavi effettivamente non si sa da dove vengano e ora vi racconto questa nota leggenda popolare (vi dirò la versione polacca).
Secondo la leggenda, gli Slavi ebbero come antenati tre fratelli: si chiamavano Lech, Czech e Rus'. Costoro, dalle foreste dell'Europa centrale, in Boemia, dove oggi c'è la Repubblica Ceca, partirono e presero tre direzioni diverse. Lech andò verso nord, dove oggi c'è la Polonia, Czech si stabilì in Boemia e Rus' andò verso est, dove oggi vi sono Russia, Russia Bianca e Ucraina. I tre andavano a caccia perché seguivano una preda. Lech, nell'attuale Polonia, trovò un nido d'aquila, in polacco "Gniezno", vi fondò una città, la prima città polacca e da allora l'emblema polacco è un'aquila bianca su sfondo vermiglio. Come ogni leggenda, anche questa riflette un fondo di verità. Czech diede il nome ai Cechi e Rus' alla Russia. In effetti anche questa, come tutte le leggende, riflette un fondo di verità. Nel V secolo, con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, diverse popolazioni migrarono appunto a occidente e la Polonia è effettivamente l'avamposto più occidentale della Slavia, la Polonia nacque effettivamente nel 966, quando il Papato inviò i vescovi a cristianizzare la Slavia.
lunedì 5 marzo 2012
VARSAVIA -COSA VEDERE- (numero III, anno I)
Cari lettori, care lettrici,
ci eravamo lasciati con la storia di Varsavia. In questo post scriverò cosa vedere una volta che ci si trova nella capitale polacca. Varsavia è raggiungibile dall'Italia con diverse soluzioni. Wizzair, compagnia low cost ungherese, opera voli dagli aeroporti di Bergamo, Roma (Fiumicino) e Forlì (sconsigliabile nel periodo invernale in quanto il volo, schedulato alle 21 viene spesso cancellato per nebbia) per lo scalo principale in località "Okiecie", l'aeroporto dedicato a Fryderyk Chopin. Da lì si raggiunge la stazione centrale con l'autobus numero 175 (costo di corsa semplice 2 złoty, 50 centesimi di Euro) o in taxi al costo di circa 50 złoty (12 € e 50). Anche Ryanair, per il secondo scalo "Modlin" opera voli da Roma Ciampino e da Bergamo. Quest'ultimo però, è una buona soluzione solo per chi prende un'auto a noleggio. In tal caso si raggiunge Varsavia tramite le strade statali 10, 61 e 8, le strade regionali 631 e 632 e l'autostrada A 30 in direzione della Germania (Francoforte). LOT, Alitalia e Air One operano voli da Roma Fiumicino e Milano Linate (o Malpensa) e Venezia. mentre Swissair e Lufthansa operano con scalo a Zurigo o a Monaco di Baviera. Per il turista italiano, il costo di un hotel non è eccessivo, si aggira attorno ai 100-150 (25-40 ) złoty per notte (un 3 o 4 stelle) e gli ostelli della gioventù intorno ai 30-70 złoty al giorno (9-15 Euro).
Una volta arrivati in città acquistate una "karta miejska trzy-dniowa" , un carnet della durata di tre giorni al costo di 16 złoty (4 €), utilizzabile, un po' come a Roma e Milano per autobus, tram e metropolitana. L'ideale per visitare Varsavia è quattro o cinque giorni. L'estate è solitamente molto calda, ma a differenza della nostra, è raramente soffocante e la luce fino alle 22 permette di fare piacevoli passeggiate per il centro storico, Stare Miasto, sapientemente ricostruito dal lavoro certosino dei varsoviani nell'ultimo mezzo secolo.
La soluzione ideale per visitare Varsavia è 5 giorni e di sèguito vi consiglio un itinerario che potete prendere come spunto se la vostra permanenza nella capitale polacca è appunto di cinque giorni.
Giorno 1. Arrivo all'Aeroporto "Okiecie" di Varsavia, dedicato a Fryderyk Chopin. Se arrivate da Roma Fiumicino o da Bergamo (soluzione consigliata) arriverete sicuramente al mattino. Consiglio un albergo non lontano dal centro (Novotel ad esempio, sulla ul. Marszałkowska) . I prezzi non sono eccessivi per noi italiani, il prezzo si aggira intorno ai 30-50 € a notte per una categoria media (3-4 stelle). Per informazioni visitate: http://www.booking.com/searchresults.pl.html?aid=311264;label=warsaw-eOgb9dGP5w78PKn6eMNnVAS9268239403;sid=095c8dd35c08d0385a7a0717f2c7d3a3;dcid=1;checkin=2012-04-01;city=-534433;class_interval=1;highlighted_hotels=87416;highlighted_rooms=8741609;inac=0;interval=1;order=price_for_three;redirected_from_city=0;redirected_from_landmark=0;review_score_group=empty;score_min=0;ss_all=0;ssb=empty;radius=1;;nflt=ht_id%3D14%3B;track_ajaxsearch2=1
Giorno 2: Visita ai due grandi parchi cittadini: Łazienki Królewskie e Wilanów . Prima cosa da fare arrivati sul posto è visitare la residenza estiva del re Stanislao Augusto (nel parco Łazienki Królewskie), in stile neoclassico, che fa da cornice ad un fantastico lago immerso nel verde, dove passeggiano degli spettacolari pavoni e dei simpaticissimi scoiattoli. La residenza di Wilanów è invece più imponente. E' in stile barocco e può essere considerata come la Versailles polacca, iniziata nel 1677. Il parco che le fa da cornice è stupendo: anche qui scoiattoli, pavoni, alberi e fiori che richiamano i colori della bandiera polacca. Questi due parchi necessitano di una giornata: l'ideale sarebbe visitare Wilanów al mattino, per poi spostarsi nel pomeriggio a Łazienki Królewskie, visitando la residenza e poi il parco.
Consultabili anche in versione inglese, qui di seguito vi linko i siti internet:www.lazienki-krolewskie.pl e www.wilanow-palac.pl. I due parchi si raggiungono, prendendo come punto di riferimento Nowy Swiat, la via dello shopping varsoviano, l'autobus 503 o 168 per il Łazienki Królewskie e il 180 per Wilanów.
Giorno 3. Visita al Muzeum Powstania Warszawskiego e al museo Ebraico. Sono piccoli, ma ricchi di storia, dopo di che ci si può recare al museo della Memoria nazionale. Per informazioni digitare su google.it il nome di questi tre musei così da scegliere l'itinerario che meglio concilia con la posizione del vostro albergo.
Giorno 4. Passeggiata per Stare Miasto. Per i più curiosi consigliamo la visita al campus centrale dell'Università di Varsavia sulla Krakowskie Przedmieście , il monumento al milite ignoto in Plac Piłsudskiego e, per gli appassionati di calcio, lo Stadion Narodowy , dall'altra parte della Vistola, dove ci si può recare per visitare lo zoo e la cattedrale ortodossa. Per gli amanti dello shopping, una passeggiata per Nowy Swiat , la Oxford Street varsoviana, è d'obbligo.
Giorno 5. Se tornate a casa nelle ore serali, ci si può rilassare in centro e godersi la splendida vista dal Pałac Kultury i Nauki.
Nel prossimo numero scoprirete i piatti più squisiti della cucina polacca.
Stefano
La soluzione ideale per visitare Varsavia è 5 giorni e di sèguito vi consiglio un itinerario che potete prendere come spunto se la vostra permanenza nella capitale polacca è appunto di cinque giorni.
Giorno 1. Arrivo all'Aeroporto "Okiecie" di Varsavia, dedicato a Fryderyk Chopin. Se arrivate da Roma Fiumicino o da Bergamo (soluzione consigliata) arriverete sicuramente al mattino. Consiglio un albergo non lontano dal centro (Novotel ad esempio, sulla ul. Marszałkowska) . I prezzi non sono eccessivi per noi italiani, il prezzo si aggira intorno ai 30-50 € a notte per una categoria media (3-4 stelle). Per informazioni visitate: http://www.booking.com/searchresults.pl.html?aid=311264;label=warsaw-eOgb9dGP5w78PKn6eMNnVAS9268239403;sid=095c8dd35c08d0385a7a0717f2c7d3a3;dcid=1;checkin=2012-04-01;city=-534433;class_interval=1;highlighted_hotels=87416;highlighted_rooms=8741609;inac=0;interval=1;order=price_for_three;redirected_from_city=0;redirected_from_landmark=0;review_score_group=empty;score_min=0;ss_all=0;ssb=empty;radius=1;;nflt=ht_id%3D14%3B;track_ajaxsearch2=1
Giorno 2: Visita ai due grandi parchi cittadini: Łazienki Królewskie e Wilanów . Prima cosa da fare arrivati sul posto è visitare la residenza estiva del re Stanislao Augusto (nel parco Łazienki Królewskie), in stile neoclassico, che fa da cornice ad un fantastico lago immerso nel verde, dove passeggiano degli spettacolari pavoni e dei simpaticissimi scoiattoli. La residenza di Wilanów è invece più imponente. E' in stile barocco e può essere considerata come la Versailles polacca, iniziata nel 1677. Il parco che le fa da cornice è stupendo: anche qui scoiattoli, pavoni, alberi e fiori che richiamano i colori della bandiera polacca. Questi due parchi necessitano di una giornata: l'ideale sarebbe visitare Wilanów al mattino, per poi spostarsi nel pomeriggio a Łazienki Królewskie, visitando la residenza e poi il parco.
Consultabili anche in versione inglese, qui di seguito vi linko i siti internet:www.lazienki-krolewskie.pl e www.wilanow-palac.pl. I due parchi si raggiungono, prendendo come punto di riferimento Nowy Swiat, la via dello shopping varsoviano, l'autobus 503 o 168 per il Łazienki Królewskie e il 180 per Wilanów.
Giorno 3. Visita al Muzeum Powstania Warszawskiego e al museo Ebraico. Sono piccoli, ma ricchi di storia, dopo di che ci si può recare al museo della Memoria nazionale. Per informazioni digitare su google.it il nome di questi tre musei così da scegliere l'itinerario che meglio concilia con la posizione del vostro albergo.
Giorno 4. Passeggiata per Stare Miasto. Per i più curiosi consigliamo la visita al campus centrale dell'Università di Varsavia sulla Krakowskie Przedmieście , il monumento al milite ignoto in Plac Piłsudskiego e, per gli appassionati di calcio, lo Stadion Narodowy , dall'altra parte della Vistola, dove ci si può recare per visitare lo zoo e la cattedrale ortodossa. Per gli amanti dello shopping, una passeggiata per Nowy Swiat , la Oxford Street varsoviana, è d'obbligo.
Giorno 5. Se tornate a casa nelle ore serali, ci si può rilassare in centro e godersi la splendida vista dal Pałac Kultury i Nauki.
Nel prossimo numero scoprirete i piatti più squisiti della cucina polacca.
Stefano
domenica 4 marzo 2012
VARSAVIA - CLIMA E STORIA-
Come primo post ufficiale, a parte quello di benvenuto pubblicato la scorsa settimana, vi voglio portare alla scoperta, anche se virtuale, di Varsavia. Magari le righe di un articolo potranno trasformarsi in una più che valida idea di viaggio.
Varsavia è la capitale sia amministrativa che economica della Polonia. Si trova nella parte centro-orientale del Paese, sul medio corso della Vistola. Il clima è tipicamente continentale. Gli inverni possono essere molto rigidi e bui, soprattutto nella prima parte, con abbondanti nevicate e temperature che possono toccare punte di -30°C (raramente si scende al di sotto). Per contrasto la capitale polacca presenta estati con condizioni meteo molto simili a quelle italiane. Si possono superare in varie occasioni i +30°C, con punte occasionali di 35°C, anche se comunque ricordiamo che le perturbazioni atlantiche a quelle latitudini sono sempre in agguato, anche in pieno luglio, e non di rado portano le temperature ad abbassarsi regalando giornate dal sapore autunnale, con massime di 14-15 gradi e minime inferiori ai 10°C (si tratta comunque di cali termici sporadici e che in genere non durano più di un paio di giorni). Le giornate sono molto lunghe soprattutto a giugno: il sole, durante il solstizio d'estate, sorge alle 2:45 e le luci del giorno si protraggono fino alle 21:30.
Le notizie sulla storia di Varsavia si perdono nel più profondo medioevo. Dalle poche fonti scritte pervenuteci, la nascita dell'attuale capitale polacca ha origine dalla divisione della Polonia operata da Boleslao III, per evitare dispute dinastiche tra i suoi cinque figli. Prima di allora, dove oggi sorge Varsavia, c'erano dei piccoli villaggi di pescatori sul medio corso della Vistola. La suddivisione portò tuttavia ad un indebolimento dello Stato e ad una serie di invasioni lituane che giunsero fino all'attuale regione della Masovia. Per questo motivo, l'antica via commerciale che dalla Rus' di Kiev portava nel cuore dell'Europa, fu deviata dal corso del Bug al medio corso della Vistola, tra le città di Kamion e Solec per difendere la cinta muraria di Jazdów.
La conquista e la distruzione di quest'ultima cittadina avvenne nel 1262 e fu creata una fortezza dal duca Boleslao II di Masovia dove oggi sorge il Castello Reale. E' lecito dunque ritenere che Varsavia nacque tra il XIII e il XIV secolo. Nel 1350 fu eretta una prima cinta muraria e nel 1380 la seconda. Alla Città Vecchia , Stare Miasto, si affiancò a partire dai primi anni del XV secolo la Città Nuova, Nowe Miasto, dotata di una propria autonomia. Sotto il duca Giano I, la città cominciò ad ingrandirsi e nel 1569 fu annessa al Ducato di Lituania dando vita, pochi anni dopo, alla Confederazione Polono-Lituana e all'elezione dei re polacchi, mentre correva l'anno 1573.
Dopo l'incendio che distrusse il Castello Reale di Cracovia nel 1596, Varsavia divenne la Capitale della Polonia fino all'estinzione dello Stato nel 1795. Ritornò ad essere capitale nel 1918, all'indomani della Grande Guerra ma sotto una veste diversa. La Polonia non era più un Regno ma una repubblica, che negli Anni '20 patì sotto la dittatura militare dei colonnelli guidata, fino al 1935, dal Generale Piłsudzki. All'alba del primo settembre 1939 Varsavia fu invasa dalle truppe della Germania di Hitler e dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale fu ridotta ad un cumulo di macerie, cancellando quella città così bella da essere chiamata "la Parigi dell'Est". Dal 1945 un'altra tragedia si abbatté sulla capitale: la Repubblica di Polonia (la nomenclatura ufficiale era Rzeczpospolita Polski, e non come l'attuale denominazione ufficiale Rzeczpospolita Polska, cioè "Repubblica Polacca) rinacque ma la sua indipendenza era fittizia. La Polonia era di fatto uno Stato fantoccio dell'Unione Sovietica e cadde una cupa dittatura comunista che finì solo nel 1989, dopo otto anni di legge marziale (introdotta il 13 dicembre 1981, in sèguito alla quale molti intellettuali furono uccisi o arrestati e tantissimi studenti furono costretti a lasciare gli studi).
Oggi Varsavia è il simbolo della rinascita di un Paese che vuole la sua riscossa e dal prossimo 8 giugno ospiterà gli Europei di calcio. La città nuova con grattacieli di cristallo e il centro commerciale Złote Tarasy, il simbolo per eccellenza della riscossa del Paese attualmente più in salute dell'Unione Europea con un ritmo di crescita, nonostante la crisi comunque esistente, del 4,5% l'anno, si affianca alla Stare Miasto , la Città Vecchia, tornata a risplendere dopo il lavoro certosino dei varsoviani durato più di mezzo secolo. Varsavia è insomma il simbolo della rinascita dell'ex Europa dell'Est, una città universitaria, economica e industriale al tempo stesso, uno dei cuori pulsanti della nuova Europa, i cui abitanti, nonostante la modernità onnipresente, non hanno mai dimenticato le vecchie tradizioni.
Varsavia è la capitale sia amministrativa che economica della Polonia. Si trova nella parte centro-orientale del Paese, sul medio corso della Vistola. Il clima è tipicamente continentale. Gli inverni possono essere molto rigidi e bui, soprattutto nella prima parte, con abbondanti nevicate e temperature che possono toccare punte di -30°C (raramente si scende al di sotto). Per contrasto la capitale polacca presenta estati con condizioni meteo molto simili a quelle italiane. Si possono superare in varie occasioni i +30°C, con punte occasionali di 35°C, anche se comunque ricordiamo che le perturbazioni atlantiche a quelle latitudini sono sempre in agguato, anche in pieno luglio, e non di rado portano le temperature ad abbassarsi regalando giornate dal sapore autunnale, con massime di 14-15 gradi e minime inferiori ai 10°C (si tratta comunque di cali termici sporadici e che in genere non durano più di un paio di giorni). Le giornate sono molto lunghe soprattutto a giugno: il sole, durante il solstizio d'estate, sorge alle 2:45 e le luci del giorno si protraggono fino alle 21:30.
Le notizie sulla storia di Varsavia si perdono nel più profondo medioevo. Dalle poche fonti scritte pervenuteci, la nascita dell'attuale capitale polacca ha origine dalla divisione della Polonia operata da Boleslao III, per evitare dispute dinastiche tra i suoi cinque figli. Prima di allora, dove oggi sorge Varsavia, c'erano dei piccoli villaggi di pescatori sul medio corso della Vistola. La suddivisione portò tuttavia ad un indebolimento dello Stato e ad una serie di invasioni lituane che giunsero fino all'attuale regione della Masovia. Per questo motivo, l'antica via commerciale che dalla Rus' di Kiev portava nel cuore dell'Europa, fu deviata dal corso del Bug al medio corso della Vistola, tra le città di Kamion e Solec per difendere la cinta muraria di Jazdów.
La conquista e la distruzione di quest'ultima cittadina avvenne nel 1262 e fu creata una fortezza dal duca Boleslao II di Masovia dove oggi sorge il Castello Reale. E' lecito dunque ritenere che Varsavia nacque tra il XIII e il XIV secolo. Nel 1350 fu eretta una prima cinta muraria e nel 1380 la seconda. Alla Città Vecchia , Stare Miasto, si affiancò a partire dai primi anni del XV secolo la Città Nuova, Nowe Miasto, dotata di una propria autonomia. Sotto il duca Giano I, la città cominciò ad ingrandirsi e nel 1569 fu annessa al Ducato di Lituania dando vita, pochi anni dopo, alla Confederazione Polono-Lituana e all'elezione dei re polacchi, mentre correva l'anno 1573.
Dopo l'incendio che distrusse il Castello Reale di Cracovia nel 1596, Varsavia divenne la Capitale della Polonia fino all'estinzione dello Stato nel 1795. Ritornò ad essere capitale nel 1918, all'indomani della Grande Guerra ma sotto una veste diversa. La Polonia non era più un Regno ma una repubblica, che negli Anni '20 patì sotto la dittatura militare dei colonnelli guidata, fino al 1935, dal Generale Piłsudzki. All'alba del primo settembre 1939 Varsavia fu invasa dalle truppe della Germania di Hitler e dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale fu ridotta ad un cumulo di macerie, cancellando quella città così bella da essere chiamata "la Parigi dell'Est". Dal 1945 un'altra tragedia si abbatté sulla capitale: la Repubblica di Polonia (la nomenclatura ufficiale era Rzeczpospolita Polski, e non come l'attuale denominazione ufficiale Rzeczpospolita Polska, cioè "Repubblica Polacca) rinacque ma la sua indipendenza era fittizia. La Polonia era di fatto uno Stato fantoccio dell'Unione Sovietica e cadde una cupa dittatura comunista che finì solo nel 1989, dopo otto anni di legge marziale (introdotta il 13 dicembre 1981, in sèguito alla quale molti intellettuali furono uccisi o arrestati e tantissimi studenti furono costretti a lasciare gli studi).
Oggi Varsavia è il simbolo della rinascita di un Paese che vuole la sua riscossa e dal prossimo 8 giugno ospiterà gli Europei di calcio. La città nuova con grattacieli di cristallo e il centro commerciale Złote Tarasy, il simbolo per eccellenza della riscossa del Paese attualmente più in salute dell'Unione Europea con un ritmo di crescita, nonostante la crisi comunque esistente, del 4,5% l'anno, si affianca alla Stare Miasto , la Città Vecchia, tornata a risplendere dopo il lavoro certosino dei varsoviani durato più di mezzo secolo. Varsavia è insomma il simbolo della rinascita dell'ex Europa dell'Est, una città universitaria, economica e industriale al tempo stesso, uno dei cuori pulsanti della nuova Europa, i cui abitanti, nonostante la modernità onnipresente, non hanno mai dimenticato le vecchie tradizioni.
giovedì 23 febbraio 2012
BENVENUTI
Cari lettori, care lettrici. Questo blog vi porterà alla scoperta di un Paese stupendo la Polonia. Verranno pubblicati, per i lettori e gli internauti italiani articoli riguardanti le città, la storia e le tradizioni della Polonia. Inizio a spiegarvi un po' come è nata la mia grande passione per la Polonia e perché voglio occuparmi da qui in avanti di questo Paese stupendo.
La mia storia d'amore con la Polonia, che, come una donna, si ama incondizionatamente, è nata il mio primo anno di Università, alla Ca' Foscari di Venezia dove tutt'ora studio e mi accingo a completare il ciclo con il conseguimento, prossimamente della laurea di primo livello. Sono giovanissimo. Nacqui infatti 22 anni fa a Cagliari e sono cresciuto in una cittadina poco lontana dal capoluogo sardo. Nel 2009 mi trasferii a Venezia per frequentare un corso di laurea di primo livello in lingue, culture e civiltà moderne e contemporanee presso l'Università Ca' Foscari nella città lagunare. Iniziai a studiare tedesco (che ancora studio) e russo. Su persuasione di una mia carissima amica, presentai, nel febbraio 2010 la domanda per ottenere una borsa di studio Erasmus e, per curiosità, avete letto bene, semplice curiosità, feci domanda per due mete polacche: l'Università Jagellonica di Cracovia e l'Università di Varsavia. Vinsi la borsa per Varsavia e nel settembre del 2010, il 28 settembre del 2010 per la precisione arrivai all'aeroporto internazionale della capitale polacca: il Lotnisko Chopina . Ad accogliermi un tempo da far venire i brividi: all'aeroporto di Treviso, dal quale partii, era una splendida giornata tardoestiva. Il sole veniva ogni tanto coperto da qualche nuvoletta e la temperatura era vicina ai 30°C. La capitale polacca invece mi accolse con un tempo che a Venezia si trova in pieno novembre: 10°C, pioggia e nuvole basse. Nonostante una terra in cui l'inverno sembrava quasi alle porte, all'aeroporto mi accolse con calore la mia "mentor", in gergo Erasmus, uno studente dell'Università ospitante che fa da guida.
L'inizio era tragico: non capivo la lingua, trovare uno che parlasse inglese era un'impresa.
Pochi giorni dopo però iniziai le lezioni all'Università e con esse un corso di lingua polacca per principianti. La paura e la voglia di tornare in Italia dopo poche settimane sparirono: all'esperienza unica che è l'Erasmus, si aggiunsero una serie di workshop su Solidarność, durante i quali, a Danzica, ebbi l'occasione di conoscere di persona Lech Wałęsa. Dopo poco più di un mese mi innamorai della Polonia, conobbi una ragazza polacca con la quale nacque una storia d'amore durata più di un anno. Le esperienze legate alla Polonia non finirono con l'Erasmus: un festival di letteratura polacca a Venezia, in occasione del quale tradussi e pubblicai una poesia dal titolo Oset, Pokrzywa del grande Czesław Miłosz, uno degli autori più importanti della letteratura polacca contemporanea, che si può leggere nel libro, prossimamente in edizione italiana, "La Venezia di Miłosz".
Infine nel dicembre scorso partecipai a "Le Giornate Polacche a Verona", come interprete e promotore turistico al palazzo municipale di Verona e, infine, sono tornato di recente dalla Polonia, dove ho frequentato un corso di lingua polacca all'Università di Varsavia, dove ho anche ritrovato l'amore. Attualmente mi occupo di traduzione dall'inglese per il Museo Ebraico di Varsavia.
In conclusione che dire, beh, che mi auguro di trasmettervi un po' di amore per la Polonia, uno splendido Paese, anche a voi.
Stefano
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