Torniamo alla storia.
Nell'europeo occidentale, l'immagine della lingua polacca è quella di una lingua impronunciabile (in realtà è la lingua che, dopo il rumeno, dal punto di vista fonetico, più si avvicina all'italiano, ancor più del francese o dello spagnolo), priva di vocali (altra cosa non vera, in polacco ci sono ben 8 vocali!) e impossibile da imparare per un latino (falso! io parlo polacco e sono italiano al 100%). Tenendo fuori i pregiudizi, il polacco grammaticalmente presenta tre tempi all'indicativo, presente, passato e futuro e due aspetti, perfettivo e imperfettivo (non esiste né il congiuntivo, né il gerundio, ma solo condizionale, participio, imperativo e ovviamente infinito). Introduco un attimo il discorso degli aspetti, senza dubbio il più ostico per un parlante non slavo. Il verbo in italiano, come in inglese, in francese, in spagnolo o in tedesco, si sviluppa principalmente sull'asse temporale. Importa quindi QUANDO si svolge l'azione e non COME. Viceversa nelle lingue slave si sottolinea se l'azione si è conclusa o meno. Il perfettivo (azione già svolta o conclusa o che si concluderà) al presente si traduce col futuro semplice; al passato invece o col passato prossimo italiano o col passato remoto. L'imperfettivo invece indica che l'azione non è definita: al presente traduce il presente indicativo o il gerundio presente italiano, al passato traduce l'imperfetto o il gerundio passato. All'infinito si usa per formare il futuro, un futuro tuttavia non certo, una previsione che traduce il futuro semplice o in alcuni casi il futuro anteriore delle lingue neolatine. Solo al passato, il verbo concorda, oltre che con la persona, e col tempo come in italiano, anche col genere; cambia cioè se l'azione è svolta da un maschio, da una femmina oppure da un soggetto neutro. Il sostantivo invece è più semplice: il polacco non ha l'articolo (come non ce l'aveva il latino) ma applica, così come in latino cinque declinazioni di sette casi ciascuno: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, strumentale, prepositivo (o locativo) e vocativo. L'aggettivo, come in italiano, concorda in genere, numero e caso col nome cui si riferisce. Di nuovo per un latinofono c'è che il polacco declina anche i numeri da 0 a infinito.
Filologicamente il polacco è una lingua slava occidentale, i cui parenti più stretti sono il ceco, lo slovacco, il casciubo e il ruteno. Queste ultime, insieme al polacco, ad altre lingue lechitiche e, ad alcune altre parlate nella regione a nord di Mosca, facevano parte, a detta di alcuni studiosi, del gruppo slavo settentrionale: quest'ultimo, seppure sia mai esistito, è comunque da considerarsi estinto, sia per le modificazioni avvenute all'interno del polacco e delle lingue lechitiche, date da numerose influenze latine e germaniche (il latino è arrivato grazie ai vescovi di Roma che hanno cristianizzato la Polonia e la Slavia occidentale), sia per l'estinzione di quest'ultimo gruppo, le lingue lechitiche appunto, delle quali restano solo il polacco, il sòrabo, il casciubo e il rutèno.
Il polacco, come tutte le lingue slave occidentali ad eccezione del ruteno (che usa il cirillico), scrive in alfabeto latino, con alcune aggiunte che portano il numero delle canoniche 21-26 lettere a 33. Il polacco come lingua letteraria è coevo dell'italiano: la lingua è stata infatti normalizzata tra il XV e il XVI secolo e l'ortografia è frutto di pura convenzione. Dopo l'estinzione dello Stato polacco, a partire dal 1795 fino al 1918, l'uso scritto del polacco veniva spesso proibito e sopravvisse solo grazie ai poeti e agli autori del periodo letterario della "Wielka Emigracja", cioè la "Grande Emigrazione", e del Romanticismo. Oggi il numero di studenti di polacco cresce. Questo è dovuto sostanzialmente a due fattori: il ritmo sostenuto della crescita dell'economia polacca, per porta molte aziende straniere ad investire nella terra natale di Chopin, Copernico e Giovanni Paolo II, sia per l'ingresso, nel 2004 della Polonia all'interno dell'Unione Europea. Nel nostro Paese è possibile studiare polacco nei corsi di laurea triennali delle Università di Roma (La Sapienza), Roma (Tor Vergata), Venezia, Milano (Statale), Udine, Padova, Bologna, Torino, Firenze, Genova e Napoli (Orientale), mentre quanto alle lauree specialistiche sempre a Roma (La Sapienza), Roma (Tor Vergata), Bologna, Firenze, Torino, Genova, Napoli (Orientale) e Milano (Statale).
sabato 31 marzo 2012
LA LEGGENDA DI LECH, CZECH E RUS'
Cari lettori, care lettrici,
oggi lasciamo "la realtà" della Polonia per immergerci della leggenda. In particolare nella leggenda che ha portato alla nascita dello Stato polacco, che è uno dei più antichi (e anche più sfortunati) d'Europa. Breve parentesi: una leggenda può sembrare senza senso, una storiella, ma è proprio dai racconti popolari che si coglie l'essenza della cultura di un popolo. Ma torniamo ai nostri Lech, Czech e Rus'.
La cultura slava è un universo molto più ampio, rispetto a ciò che si immagina nell'Europa occidentale. L'etnia slava è la più numerosa in Europa e non comprende solo i polacchi. La cosiddetta "slavia" parte dalla Russia più profonda, per arrivare nel cuore del Mediterraneo. Gli Slavi parlano diverse lingue, anche se non molto differenti tra loro. Un polacco può capire un ceco senza grosse difficoltà, o un russo può capire un ucraino altrettanto facilmente. Gli Slavi hanno diverse religioni: i polacchi, i cechi, i croati e gli sloveni sono cattolici. I russi, i bielorussi, gli ucraini, i bulgari, i macedoni e i serbi sono ortodossi, gli slovacchi sono protestanti e i bosniaci musulmani. Esistono varie comunità ebraiche, soprattutto in Polonia e in Repubblica Ceca. La leggenda di Lech, Czech e Rus', cercava di spiegare ai popoli le loro tradizioni: gli slavi effettivamente non si sa da dove vengano e ora vi racconto questa nota leggenda popolare (vi dirò la versione polacca).
oggi lasciamo "la realtà" della Polonia per immergerci della leggenda. In particolare nella leggenda che ha portato alla nascita dello Stato polacco, che è uno dei più antichi (e anche più sfortunati) d'Europa. Breve parentesi: una leggenda può sembrare senza senso, una storiella, ma è proprio dai racconti popolari che si coglie l'essenza della cultura di un popolo. Ma torniamo ai nostri Lech, Czech e Rus'.
La cultura slava è un universo molto più ampio, rispetto a ciò che si immagina nell'Europa occidentale. L'etnia slava è la più numerosa in Europa e non comprende solo i polacchi. La cosiddetta "slavia" parte dalla Russia più profonda, per arrivare nel cuore del Mediterraneo. Gli Slavi parlano diverse lingue, anche se non molto differenti tra loro. Un polacco può capire un ceco senza grosse difficoltà, o un russo può capire un ucraino altrettanto facilmente. Gli Slavi hanno diverse religioni: i polacchi, i cechi, i croati e gli sloveni sono cattolici. I russi, i bielorussi, gli ucraini, i bulgari, i macedoni e i serbi sono ortodossi, gli slovacchi sono protestanti e i bosniaci musulmani. Esistono varie comunità ebraiche, soprattutto in Polonia e in Repubblica Ceca. La leggenda di Lech, Czech e Rus', cercava di spiegare ai popoli le loro tradizioni: gli slavi effettivamente non si sa da dove vengano e ora vi racconto questa nota leggenda popolare (vi dirò la versione polacca).
Secondo la leggenda, gli Slavi ebbero come antenati tre fratelli: si chiamavano Lech, Czech e Rus'. Costoro, dalle foreste dell'Europa centrale, in Boemia, dove oggi c'è la Repubblica Ceca, partirono e presero tre direzioni diverse. Lech andò verso nord, dove oggi c'è la Polonia, Czech si stabilì in Boemia e Rus' andò verso est, dove oggi vi sono Russia, Russia Bianca e Ucraina. I tre andavano a caccia perché seguivano una preda. Lech, nell'attuale Polonia, trovò un nido d'aquila, in polacco "Gniezno", vi fondò una città, la prima città polacca e da allora l'emblema polacco è un'aquila bianca su sfondo vermiglio. Come ogni leggenda, anche questa riflette un fondo di verità. Czech diede il nome ai Cechi e Rus' alla Russia. In effetti anche questa, come tutte le leggende, riflette un fondo di verità. Nel V secolo, con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, diverse popolazioni migrarono appunto a occidente e la Polonia è effettivamente l'avamposto più occidentale della Slavia, la Polonia nacque effettivamente nel 966, quando il Papato inviò i vescovi a cristianizzare la Slavia.
lunedì 5 marzo 2012
VARSAVIA -COSA VEDERE- (numero III, anno I)
Cari lettori, care lettrici,
ci eravamo lasciati con la storia di Varsavia. In questo post scriverò cosa vedere una volta che ci si trova nella capitale polacca. Varsavia è raggiungibile dall'Italia con diverse soluzioni. Wizzair, compagnia low cost ungherese, opera voli dagli aeroporti di Bergamo, Roma (Fiumicino) e Forlì (sconsigliabile nel periodo invernale in quanto il volo, schedulato alle 21 viene spesso cancellato per nebbia) per lo scalo principale in località "Okiecie", l'aeroporto dedicato a Fryderyk Chopin. Da lì si raggiunge la stazione centrale con l'autobus numero 175 (costo di corsa semplice 2 złoty, 50 centesimi di Euro) o in taxi al costo di circa 50 złoty (12 € e 50). Anche Ryanair, per il secondo scalo "Modlin" opera voli da Roma Ciampino e da Bergamo. Quest'ultimo però, è una buona soluzione solo per chi prende un'auto a noleggio. In tal caso si raggiunge Varsavia tramite le strade statali 10, 61 e 8, le strade regionali 631 e 632 e l'autostrada A 30 in direzione della Germania (Francoforte). LOT, Alitalia e Air One operano voli da Roma Fiumicino e Milano Linate (o Malpensa) e Venezia. mentre Swissair e Lufthansa operano con scalo a Zurigo o a Monaco di Baviera. Per il turista italiano, il costo di un hotel non è eccessivo, si aggira attorno ai 100-150 (25-40 ) złoty per notte (un 3 o 4 stelle) e gli ostelli della gioventù intorno ai 30-70 złoty al giorno (9-15 Euro).
Una volta arrivati in città acquistate una "karta miejska trzy-dniowa" , un carnet della durata di tre giorni al costo di 16 złoty (4 €), utilizzabile, un po' come a Roma e Milano per autobus, tram e metropolitana. L'ideale per visitare Varsavia è quattro o cinque giorni. L'estate è solitamente molto calda, ma a differenza della nostra, è raramente soffocante e la luce fino alle 22 permette di fare piacevoli passeggiate per il centro storico, Stare Miasto, sapientemente ricostruito dal lavoro certosino dei varsoviani nell'ultimo mezzo secolo.
La soluzione ideale per visitare Varsavia è 5 giorni e di sèguito vi consiglio un itinerario che potete prendere come spunto se la vostra permanenza nella capitale polacca è appunto di cinque giorni.
Giorno 1. Arrivo all'Aeroporto "Okiecie" di Varsavia, dedicato a Fryderyk Chopin. Se arrivate da Roma Fiumicino o da Bergamo (soluzione consigliata) arriverete sicuramente al mattino. Consiglio un albergo non lontano dal centro (Novotel ad esempio, sulla ul. Marszałkowska) . I prezzi non sono eccessivi per noi italiani, il prezzo si aggira intorno ai 30-50 € a notte per una categoria media (3-4 stelle). Per informazioni visitate: http://www.booking.com/searchresults.pl.html?aid=311264;label=warsaw-eOgb9dGP5w78PKn6eMNnVAS9268239403;sid=095c8dd35c08d0385a7a0717f2c7d3a3;dcid=1;checkin=2012-04-01;city=-534433;class_interval=1;highlighted_hotels=87416;highlighted_rooms=8741609;inac=0;interval=1;order=price_for_three;redirected_from_city=0;redirected_from_landmark=0;review_score_group=empty;score_min=0;ss_all=0;ssb=empty;radius=1;;nflt=ht_id%3D14%3B;track_ajaxsearch2=1
Giorno 2: Visita ai due grandi parchi cittadini: Łazienki Królewskie e Wilanów . Prima cosa da fare arrivati sul posto è visitare la residenza estiva del re Stanislao Augusto (nel parco Łazienki Królewskie), in stile neoclassico, che fa da cornice ad un fantastico lago immerso nel verde, dove passeggiano degli spettacolari pavoni e dei simpaticissimi scoiattoli. La residenza di Wilanów è invece più imponente. E' in stile barocco e può essere considerata come la Versailles polacca, iniziata nel 1677. Il parco che le fa da cornice è stupendo: anche qui scoiattoli, pavoni, alberi e fiori che richiamano i colori della bandiera polacca. Questi due parchi necessitano di una giornata: l'ideale sarebbe visitare Wilanów al mattino, per poi spostarsi nel pomeriggio a Łazienki Królewskie, visitando la residenza e poi il parco.
Consultabili anche in versione inglese, qui di seguito vi linko i siti internet:www.lazienki-krolewskie.pl e www.wilanow-palac.pl. I due parchi si raggiungono, prendendo come punto di riferimento Nowy Swiat, la via dello shopping varsoviano, l'autobus 503 o 168 per il Łazienki Królewskie e il 180 per Wilanów.
Giorno 3. Visita al Muzeum Powstania Warszawskiego e al museo Ebraico. Sono piccoli, ma ricchi di storia, dopo di che ci si può recare al museo della Memoria nazionale. Per informazioni digitare su google.it il nome di questi tre musei così da scegliere l'itinerario che meglio concilia con la posizione del vostro albergo.
Giorno 4. Passeggiata per Stare Miasto. Per i più curiosi consigliamo la visita al campus centrale dell'Università di Varsavia sulla Krakowskie Przedmieście , il monumento al milite ignoto in Plac Piłsudskiego e, per gli appassionati di calcio, lo Stadion Narodowy , dall'altra parte della Vistola, dove ci si può recare per visitare lo zoo e la cattedrale ortodossa. Per gli amanti dello shopping, una passeggiata per Nowy Swiat , la Oxford Street varsoviana, è d'obbligo.
Giorno 5. Se tornate a casa nelle ore serali, ci si può rilassare in centro e godersi la splendida vista dal Pałac Kultury i Nauki.
Nel prossimo numero scoprirete i piatti più squisiti della cucina polacca.
Stefano
La soluzione ideale per visitare Varsavia è 5 giorni e di sèguito vi consiglio un itinerario che potete prendere come spunto se la vostra permanenza nella capitale polacca è appunto di cinque giorni.
Giorno 1. Arrivo all'Aeroporto "Okiecie" di Varsavia, dedicato a Fryderyk Chopin. Se arrivate da Roma Fiumicino o da Bergamo (soluzione consigliata) arriverete sicuramente al mattino. Consiglio un albergo non lontano dal centro (Novotel ad esempio, sulla ul. Marszałkowska) . I prezzi non sono eccessivi per noi italiani, il prezzo si aggira intorno ai 30-50 € a notte per una categoria media (3-4 stelle). Per informazioni visitate: http://www.booking.com/searchresults.pl.html?aid=311264;label=warsaw-eOgb9dGP5w78PKn6eMNnVAS9268239403;sid=095c8dd35c08d0385a7a0717f2c7d3a3;dcid=1;checkin=2012-04-01;city=-534433;class_interval=1;highlighted_hotels=87416;highlighted_rooms=8741609;inac=0;interval=1;order=price_for_three;redirected_from_city=0;redirected_from_landmark=0;review_score_group=empty;score_min=0;ss_all=0;ssb=empty;radius=1;;nflt=ht_id%3D14%3B;track_ajaxsearch2=1
Giorno 2: Visita ai due grandi parchi cittadini: Łazienki Królewskie e Wilanów . Prima cosa da fare arrivati sul posto è visitare la residenza estiva del re Stanislao Augusto (nel parco Łazienki Królewskie), in stile neoclassico, che fa da cornice ad un fantastico lago immerso nel verde, dove passeggiano degli spettacolari pavoni e dei simpaticissimi scoiattoli. La residenza di Wilanów è invece più imponente. E' in stile barocco e può essere considerata come la Versailles polacca, iniziata nel 1677. Il parco che le fa da cornice è stupendo: anche qui scoiattoli, pavoni, alberi e fiori che richiamano i colori della bandiera polacca. Questi due parchi necessitano di una giornata: l'ideale sarebbe visitare Wilanów al mattino, per poi spostarsi nel pomeriggio a Łazienki Królewskie, visitando la residenza e poi il parco.
Consultabili anche in versione inglese, qui di seguito vi linko i siti internet:www.lazienki-krolewskie.pl e www.wilanow-palac.pl. I due parchi si raggiungono, prendendo come punto di riferimento Nowy Swiat, la via dello shopping varsoviano, l'autobus 503 o 168 per il Łazienki Królewskie e il 180 per Wilanów.
Giorno 3. Visita al Muzeum Powstania Warszawskiego e al museo Ebraico. Sono piccoli, ma ricchi di storia, dopo di che ci si può recare al museo della Memoria nazionale. Per informazioni digitare su google.it il nome di questi tre musei così da scegliere l'itinerario che meglio concilia con la posizione del vostro albergo.
Giorno 4. Passeggiata per Stare Miasto. Per i più curiosi consigliamo la visita al campus centrale dell'Università di Varsavia sulla Krakowskie Przedmieście , il monumento al milite ignoto in Plac Piłsudskiego e, per gli appassionati di calcio, lo Stadion Narodowy , dall'altra parte della Vistola, dove ci si può recare per visitare lo zoo e la cattedrale ortodossa. Per gli amanti dello shopping, una passeggiata per Nowy Swiat , la Oxford Street varsoviana, è d'obbligo.
Giorno 5. Se tornate a casa nelle ore serali, ci si può rilassare in centro e godersi la splendida vista dal Pałac Kultury i Nauki.
Nel prossimo numero scoprirete i piatti più squisiti della cucina polacca.
Stefano
domenica 4 marzo 2012
VARSAVIA - CLIMA E STORIA-
Come primo post ufficiale, a parte quello di benvenuto pubblicato la scorsa settimana, vi voglio portare alla scoperta, anche se virtuale, di Varsavia. Magari le righe di un articolo potranno trasformarsi in una più che valida idea di viaggio.
Varsavia è la capitale sia amministrativa che economica della Polonia. Si trova nella parte centro-orientale del Paese, sul medio corso della Vistola. Il clima è tipicamente continentale. Gli inverni possono essere molto rigidi e bui, soprattutto nella prima parte, con abbondanti nevicate e temperature che possono toccare punte di -30°C (raramente si scende al di sotto). Per contrasto la capitale polacca presenta estati con condizioni meteo molto simili a quelle italiane. Si possono superare in varie occasioni i +30°C, con punte occasionali di 35°C, anche se comunque ricordiamo che le perturbazioni atlantiche a quelle latitudini sono sempre in agguato, anche in pieno luglio, e non di rado portano le temperature ad abbassarsi regalando giornate dal sapore autunnale, con massime di 14-15 gradi e minime inferiori ai 10°C (si tratta comunque di cali termici sporadici e che in genere non durano più di un paio di giorni). Le giornate sono molto lunghe soprattutto a giugno: il sole, durante il solstizio d'estate, sorge alle 2:45 e le luci del giorno si protraggono fino alle 21:30.
Le notizie sulla storia di Varsavia si perdono nel più profondo medioevo. Dalle poche fonti scritte pervenuteci, la nascita dell'attuale capitale polacca ha origine dalla divisione della Polonia operata da Boleslao III, per evitare dispute dinastiche tra i suoi cinque figli. Prima di allora, dove oggi sorge Varsavia, c'erano dei piccoli villaggi di pescatori sul medio corso della Vistola. La suddivisione portò tuttavia ad un indebolimento dello Stato e ad una serie di invasioni lituane che giunsero fino all'attuale regione della Masovia. Per questo motivo, l'antica via commerciale che dalla Rus' di Kiev portava nel cuore dell'Europa, fu deviata dal corso del Bug al medio corso della Vistola, tra le città di Kamion e Solec per difendere la cinta muraria di Jazdów.
La conquista e la distruzione di quest'ultima cittadina avvenne nel 1262 e fu creata una fortezza dal duca Boleslao II di Masovia dove oggi sorge il Castello Reale. E' lecito dunque ritenere che Varsavia nacque tra il XIII e il XIV secolo. Nel 1350 fu eretta una prima cinta muraria e nel 1380 la seconda. Alla Città Vecchia , Stare Miasto, si affiancò a partire dai primi anni del XV secolo la Città Nuova, Nowe Miasto, dotata di una propria autonomia. Sotto il duca Giano I, la città cominciò ad ingrandirsi e nel 1569 fu annessa al Ducato di Lituania dando vita, pochi anni dopo, alla Confederazione Polono-Lituana e all'elezione dei re polacchi, mentre correva l'anno 1573.
Dopo l'incendio che distrusse il Castello Reale di Cracovia nel 1596, Varsavia divenne la Capitale della Polonia fino all'estinzione dello Stato nel 1795. Ritornò ad essere capitale nel 1918, all'indomani della Grande Guerra ma sotto una veste diversa. La Polonia non era più un Regno ma una repubblica, che negli Anni '20 patì sotto la dittatura militare dei colonnelli guidata, fino al 1935, dal Generale Piłsudzki. All'alba del primo settembre 1939 Varsavia fu invasa dalle truppe della Germania di Hitler e dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale fu ridotta ad un cumulo di macerie, cancellando quella città così bella da essere chiamata "la Parigi dell'Est". Dal 1945 un'altra tragedia si abbatté sulla capitale: la Repubblica di Polonia (la nomenclatura ufficiale era Rzeczpospolita Polski, e non come l'attuale denominazione ufficiale Rzeczpospolita Polska, cioè "Repubblica Polacca) rinacque ma la sua indipendenza era fittizia. La Polonia era di fatto uno Stato fantoccio dell'Unione Sovietica e cadde una cupa dittatura comunista che finì solo nel 1989, dopo otto anni di legge marziale (introdotta il 13 dicembre 1981, in sèguito alla quale molti intellettuali furono uccisi o arrestati e tantissimi studenti furono costretti a lasciare gli studi).
Oggi Varsavia è il simbolo della rinascita di un Paese che vuole la sua riscossa e dal prossimo 8 giugno ospiterà gli Europei di calcio. La città nuova con grattacieli di cristallo e il centro commerciale Złote Tarasy, il simbolo per eccellenza della riscossa del Paese attualmente più in salute dell'Unione Europea con un ritmo di crescita, nonostante la crisi comunque esistente, del 4,5% l'anno, si affianca alla Stare Miasto , la Città Vecchia, tornata a risplendere dopo il lavoro certosino dei varsoviani durato più di mezzo secolo. Varsavia è insomma il simbolo della rinascita dell'ex Europa dell'Est, una città universitaria, economica e industriale al tempo stesso, uno dei cuori pulsanti della nuova Europa, i cui abitanti, nonostante la modernità onnipresente, non hanno mai dimenticato le vecchie tradizioni.
Varsavia è la capitale sia amministrativa che economica della Polonia. Si trova nella parte centro-orientale del Paese, sul medio corso della Vistola. Il clima è tipicamente continentale. Gli inverni possono essere molto rigidi e bui, soprattutto nella prima parte, con abbondanti nevicate e temperature che possono toccare punte di -30°C (raramente si scende al di sotto). Per contrasto la capitale polacca presenta estati con condizioni meteo molto simili a quelle italiane. Si possono superare in varie occasioni i +30°C, con punte occasionali di 35°C, anche se comunque ricordiamo che le perturbazioni atlantiche a quelle latitudini sono sempre in agguato, anche in pieno luglio, e non di rado portano le temperature ad abbassarsi regalando giornate dal sapore autunnale, con massime di 14-15 gradi e minime inferiori ai 10°C (si tratta comunque di cali termici sporadici e che in genere non durano più di un paio di giorni). Le giornate sono molto lunghe soprattutto a giugno: il sole, durante il solstizio d'estate, sorge alle 2:45 e le luci del giorno si protraggono fino alle 21:30.
Le notizie sulla storia di Varsavia si perdono nel più profondo medioevo. Dalle poche fonti scritte pervenuteci, la nascita dell'attuale capitale polacca ha origine dalla divisione della Polonia operata da Boleslao III, per evitare dispute dinastiche tra i suoi cinque figli. Prima di allora, dove oggi sorge Varsavia, c'erano dei piccoli villaggi di pescatori sul medio corso della Vistola. La suddivisione portò tuttavia ad un indebolimento dello Stato e ad una serie di invasioni lituane che giunsero fino all'attuale regione della Masovia. Per questo motivo, l'antica via commerciale che dalla Rus' di Kiev portava nel cuore dell'Europa, fu deviata dal corso del Bug al medio corso della Vistola, tra le città di Kamion e Solec per difendere la cinta muraria di Jazdów.
La conquista e la distruzione di quest'ultima cittadina avvenne nel 1262 e fu creata una fortezza dal duca Boleslao II di Masovia dove oggi sorge il Castello Reale. E' lecito dunque ritenere che Varsavia nacque tra il XIII e il XIV secolo. Nel 1350 fu eretta una prima cinta muraria e nel 1380 la seconda. Alla Città Vecchia , Stare Miasto, si affiancò a partire dai primi anni del XV secolo la Città Nuova, Nowe Miasto, dotata di una propria autonomia. Sotto il duca Giano I, la città cominciò ad ingrandirsi e nel 1569 fu annessa al Ducato di Lituania dando vita, pochi anni dopo, alla Confederazione Polono-Lituana e all'elezione dei re polacchi, mentre correva l'anno 1573.
Dopo l'incendio che distrusse il Castello Reale di Cracovia nel 1596, Varsavia divenne la Capitale della Polonia fino all'estinzione dello Stato nel 1795. Ritornò ad essere capitale nel 1918, all'indomani della Grande Guerra ma sotto una veste diversa. La Polonia non era più un Regno ma una repubblica, che negli Anni '20 patì sotto la dittatura militare dei colonnelli guidata, fino al 1935, dal Generale Piłsudzki. All'alba del primo settembre 1939 Varsavia fu invasa dalle truppe della Germania di Hitler e dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale fu ridotta ad un cumulo di macerie, cancellando quella città così bella da essere chiamata "la Parigi dell'Est". Dal 1945 un'altra tragedia si abbatté sulla capitale: la Repubblica di Polonia (la nomenclatura ufficiale era Rzeczpospolita Polski, e non come l'attuale denominazione ufficiale Rzeczpospolita Polska, cioè "Repubblica Polacca) rinacque ma la sua indipendenza era fittizia. La Polonia era di fatto uno Stato fantoccio dell'Unione Sovietica e cadde una cupa dittatura comunista che finì solo nel 1989, dopo otto anni di legge marziale (introdotta il 13 dicembre 1981, in sèguito alla quale molti intellettuali furono uccisi o arrestati e tantissimi studenti furono costretti a lasciare gli studi).
Oggi Varsavia è il simbolo della rinascita di un Paese che vuole la sua riscossa e dal prossimo 8 giugno ospiterà gli Europei di calcio. La città nuova con grattacieli di cristallo e il centro commerciale Złote Tarasy, il simbolo per eccellenza della riscossa del Paese attualmente più in salute dell'Unione Europea con un ritmo di crescita, nonostante la crisi comunque esistente, del 4,5% l'anno, si affianca alla Stare Miasto , la Città Vecchia, tornata a risplendere dopo il lavoro certosino dei varsoviani durato più di mezzo secolo. Varsavia è insomma il simbolo della rinascita dell'ex Europa dell'Est, una città universitaria, economica e industriale al tempo stesso, uno dei cuori pulsanti della nuova Europa, i cui abitanti, nonostante la modernità onnipresente, non hanno mai dimenticato le vecchie tradizioni.
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